Tecniche Bioenergetiche

Medicina Spagyrica

Medicina Spagyrica Il termine “Spagiria” deriva, molto probabilmente, dalla fusione di due termini greci “Spao” (che significa dividere) e “agheiro” (che significa unire) oppure, secondo altre fonti il secondo termine è “gheras” (che sta ad indicare le cose divine). Quindi “estrarre e poi riunire ciò che è contenuto in un ente vegetale” per ottenere un prodotto spagirico, oppure in alternativa, sostenendo la seconda ipotesi, “estrarre le cose divine contenute nella pianta”.

La Spagiria è stata definita anche Alchimia del mondo vegetale, in quanto parla di una trasformazione Alchimica che si opera sul vegetale per esaltarne particolari virtù. Quindi la Spagiria è il compendio pratico e, se vogliamo, anche la dimostrazione oggettiva e tangibile che esiste qualche cosa di effettivamente superiore (energia veicolata per il tramite delle piante) che è in grado di interagire con il mondo fisico e di coseguenza, con il corpo e la salute dell’uomo.

In conclusione la Spagiria è una tecnica operativa Alchimica.

Questa tecnica opera una trasformazione sul vegetale per ottenere un prodotto in grado di portare equilibrio nelle disarmonie dell’uomo, il prodotto a sua volta è il veicolo delle energie dei Neter (filosofia Egizia) che riversano sulla terra quell’energia indistinta dandole una colorazione. Il prodotto Spagirico è un – simil fisiologico – e agisce sui tre livelli antropologici dell’uomo, cioè: Corpo, Mente e Spirito.
 

IL SIMILE FISIOLOGICO

La lavorazione spagirica dei vegetali (come degli altri individui di natura) avviene con modalità particolari al fine di riportare i principi di cui sono costituiti ad uno stato di maggiore purezza. Si cerca docì di raggiungere un’armonia di relazione tra i singoli costituenti e di esaltare le qualità energetico informazionali senza rinunciare all’effetto biochimico del preparato.

L’utilizzo di tali rimedi richiede una specifica metodica di indagine, a partire da una particolare sensibilità nell’accoglimento della persona sofferente per giungere in definitiva ad una determinata modalità di relazione con sé stessi, con l’altro e con l’ambiente. Il concetto di equilibrio e di proporzione tra le Forze Energetiche è alla base della Filosofia Sapagirica e della diagnosi che ne consegue, perciò mal si accordano con questa approcci che si prefiggano lo scopo di reprimere i processi fisiologici disturbati. L’alto portato energetico informazionale del rimedio spagirico si esprime nella sua pienezza quando è utilizzato con l’intenzionalità di portare pace, di ripristinare armonia tra le diverse nature della persona, di ricostruire un equilibrio che rappresenti insieme superamento della malattia e nuovo adattamento e quindi crescita, mutamento.

Conseguentemente interessa si riconoscere quali siano le forze che risultano preponderanti, ma è ancora più importante identificare le forze carenti; indagine questa che è ricerca delle cause negli effetti.

I sacerdoti egizi non perdevano tempo cercando di cacciare demoni, essi erano invocatori-evocatori di forze divine. In questa civiltà si riscontreranno ben poche oggettivazioni di forze maligne ma piuttosto una concezione solare che pone nell’unità e nell’equilibrio fecondo la base della salute psicosomatica e la possibilità di esprimere-imprimere la nostra natura più autentica, la nostra potenzialità creativa.

La medicina spagirica utilizza il simile fisiologico e studia i processi energetici in atto sostenendo le componenti debilitate che non sono in condizioni di potersi esprimere adeguatamente.

Le chiavi di lettura (così come gli strumenti di analisi) possono essere molteplici ma preme sottolineare ancora una volta la centralità di quanto ci è stato tramandato dalle civiltà più antiche e segnatamente il portato della loro visione cosmologia, teologica e mitologica. In queste civiltà si ha la prima insuperata descrizione delle forze che ci avvolgono e da cui siamo generati, delle energie da cui traiamo nutrimento e che sempre più difficilmente riusciamo ad armonizzare con il senso della nostra crescita e nella direzione della nostra solarità. Tali forze sono gli Archetipi che noi riconosciamo attraverso la loro manifestazione (ovvero nell’ultima delle fase i della loro progressiva cristallizzazione e materializzazione, quando diventano individui di natura, realtà, comportamento, passione e pensiero). Essendo immateriali, queste forze energetiche, vennero analogicamente rapportate dapprima alle influenze siderali e successivamente ad uno stato di maggiore condensazione. I nostri padri consideravano dunque la distribuzione delle dinamiche planetarie rinvenendo in queste ultime l’espressione celeste più prossima ed influente rispetto alla nostra esistenza.

Analogicamente la nostra costituzione è mossa da quelle stesse forze che animano il cielo e l’intero creato. Si parla quindi di un “cielo interiore” in analogia ed in simpatia con il “cielo esteriore”. I Geni Planetari si esprimono con modalità particolari e (così in cielo – così anche in terra) il disegno divino si articola secondo leggi e modalità precise, non casuali ma causali e necessarie, entro le quali avviene il miracolo di ogni cosa e della Cosa Unica.

Questi geni funzionali, in numero di sette, trovano oggettivamente nel nostro organismo sotto forma di organi ed apparati e svolgono la loro attività in analogia con le loro caratteristiche. Saperli riconoscere in sé e nella persona che ci è di fronte implica la capacità di individuarne segni e modalità di espressione.

Il sistema endocrino, ad esempio, ne riflette l’aspetto più profondo e la sua dinamica compensazione interessa tutti gli ambiti dei nostri processi vitali, dagli aspetti fisici a quelli emotivi e mentali. Consideriamo quindi la struttura, le modalità di azione e le relazioni tra le parti del nostro sistema solare interiore.